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Uzbekistan

Tashkent
moschea Telyashayakh
Un viaggio scelto per ripiego ma che mi ha dato molto più di quanto mi aspettassi. Certo che in agosto è dura, con temperature che alle città morte ha raggiunto i 50°C alle 10 di mattina e nelle altre città era tra i 43° e 47° C. La siesta pomeridiana sotto il condizionatore era obbligata. Come sempre ho incontrato gente cordiale, che si sforzava di comunicare con noi in russo o in inglese qualcuno sapeva qualche parola di italiano, ci fotografavano, ci filmavano, simpaticissimi.
Khiva, Buchara e Samarcanda, tre oasi nel deserto lungo la via della seta. Sono semplicemente meravigliose, i russi hanno fatto ottimi lavori di “restauro” anche se spesso sono ricostruzioni quasi totali (pur effettuate nel rispetto filologico e storico).

Il nostro breve viaggio inizia da Tashkent, situata in un’oasi irrigata presso le rive del fiume Circik. La capitale dell'Uzbekistan, un tempo quarta città dell'Unione Sovietica per dimensioni, è il cuore dell'Asia centrale e dispone dei migliori collegamenti aerei internazionali dell'intera regione. A causa del catastrofico terremoto del 1966 e dei progetti realizzati dagli urbanisti sovietici, rimane ben poco dei 2000 anni di storia della città. La parte antica è condensata nel Khast Imom, il centro religioso ufficiale. E’ un grande complesso con viali e piazze pulitisissimi e aiuole perfettamente curate in cui sorgono la moschea Telyashayakh, la medressa di Barkhon, il mausoleo di Abu Bakr Kaffal Shoshi e il museo Moyie Mubarek in cui è esposto il Corano di Osman, il più antico corano esistente, un enorme libro in pergamena che si dice sia stato scritto con il sangue di un sultano nel VII secolo. Con l’autobus andiamo al bazar Chorsu, un enorme mercato all’aperto, accanto alla madrasa di Kukeldash , frequentato da una moltitudine di gente proveniente dalle campagne circostanti che in genere indossa costumi tradizionali.

La vecchia Khiva fu fondata, secondo la leggenda, quando Sem, figlio di Noè, scavò un pozzo in questa zona. La città esisteva già nell'VIII secolo come fortezza minore e stazione commerciale lungo la diramazione della Via della Seta, in direzione del Mar Caspio e del Volga. All'inizio del XVI secolo Khiva divenne la capitale dell'impero timuride con un fiorente mercato degli schiavi e ancora nel XIX secolo, anche i più impavidi e coraggiosi temevano d'imbattersi in queste feroci popolazioni e di affrontare la loro desertica terra. La sua storia è intessuta di lotte con il vicino casato rivale di Buchara, con la Persia e nell'ultima fase con la Russia. Nel 1873 la Russia occupò militarmente il canato e lo tenne sotto il protettorato fino alla rivoluzione liberandolo dal giogo dei Timuridi. Attualmente Khiva non è che una tranquilla località.

Khiva
Kalta Minor
Il centro storico di Khiva, l'Ichon Qala, è una città museo quasi disabitata ma integra, racchiusa da un perimetro di alte mura di mattoni e dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. Una sorpresa per gli occhi è lo splendido minareto Kalta Minor rivestito di piastrelle turchesi e , la medressa di Mohammed Rakhim Khan. Il turchese è il colore che domina a Khiva (il blu a Samarcanda e il marrone di Bukhara). Visitiamo la fortezza di Kukhna Ark e lo zindon (la prigione), la moschea Juma con le 218 colonne lignee, la madrasa di Islom Huja e il relativo minareto simile a un faro (2.000sum), il mausoleo di Pahlavon Mahmud, il palazzo Tosh-Khovli con il suo harem sconvolgente, il mausoleo di Sayd Alauddin, le medressa contrapposte di Alloquli Khan e di Kutlimurodinok, il bazar e il caravanserraglio di Alloquli Khan.
Passeggiando per le viuzze questi edifici di terra rosata ed il contrasto netto tra ombra e luce sembrano un quadro metafisico.

Per visitare le città morte di Elliq Qala attraversiamo l’Amu Darja a piedi su un ponte in ferro non proprio stabile lungo 700m, a blocchi mobili disallineati e di altezza diversa. Impressionante vedere transitare ogni tipo di mezzo pesante su questa struttura così poco rassicurante.
I campi sono tutti coltivati per lo più a cotone a perdita d’occhio e Salamat, la guida, ci parla dell’antica Corasmia e ci accenna alla tragedia del lago d’Aral che si sta prosciuganodo e inquinando in modo irreverserbile. Dopo 2 ore di strada non sempre in buono stato e senza cartelli segnaletici sulle deviazioni siamo alle mura di Ayaz Qala 3.
Dobbiamo attraversare il deserto di Kyzylkum per arrivare a Buchara, a est dell'Amu Darya sul corso inferiore del fiume Zeravsan. Centro antichissimo, derivò la sua importanza dalla posizione geografica, punto d'incrocio delle vie carovaniere che collegavano l'Arabia all'India e all'antico Catai. Nel secolo XII fu grande il suo prestigio religioso nell'Islam con importanti famiglie di dotti e di dignitari musulmani, gli “Ali burkan” che la governarono. Conquistata da Gengis Khan nel 1220 rimase possesso mongolo fino alla fine del XV secolo. Nel 1500 fu invasa dagli Uzbeki e divenne capitale dell'omonimo casato che nel 1868 passò sotto il dominio russo. Nel 1919 Bukhara è stata inserita nella Repubblica Socialista Sovietica dell'Uzbekistan fino alla nascita dello stato Uzbeko indipendente nel 1991. In questa città sono più di 140 gli edifici storici protetti anche se pochi sono precedenti al 1220, sopravvissuti cioè alla furia devastatrice di Gengis Khan. 
mausoleo di Ismail Samani

Uno di questi è il mausoleo di Ismail Samani, la struttura più elegante e più antica della città (completata intorno al 905), vicino si trova il mausoleo Chashma Ayub o fonte di Giobbe, la moschea Bolo-hauz con la sua vasca e di fronte l’Ark. Un gioiello è il complesso monumentale della moschea Kalon con il suo bel minareto e la medressa Mir-i-Arab, i tre bazar coperti, le medresse fronteggiantesi di Ulughbek e Abdul Aziz Khan, la moschea Maghoki Attar, la più antica dell’Asia centrale. In piazza Lyabi Hauz intorno alla grande vasca vediamo il caravanserraglio la medressa di Nadir Divanbegi, la khanaka di Nadir Divanbegi, la medressa di Kukeldash e la statua di Hoja Nasruddin.

A 450km finalmente la mitica Samarcanda con i suoi 2.750anni di storia e i monumenti strabilianti fatti costruire da Tamerlano. Oltre a Tamerlano, Ulughbek, un altro discendente di Gengis Khan è passato alla storia, non per le imprese belliche ma per gli studi di matematica e astronomia di cui rimane il suo grande osservatorio. Azzurro e blu a profusione nei mausolei dello Shah-I-Zinda (il re vivente) e nella moschea di Bibi Khanym, imponente e armoniosa, la sua edificazione sfruttò al massimo le tecniche costruttive dell'epoca anche se, purtroppo, nel corso degli anni si sgretolò progressivamente e finì per crollare del tutto durante il terremoto del 1897. Il pezzo forte però è Registan, il cuore della città di Tamerlano. Nel biancore della luce del mezzogiorno ci appare la piazza Registan, visitiamo le tre medresse di Ulughbek, Tilla-Kari e Sher Dor, l'unica in cui compare un immagine non astratta ma di un leone (anche se sembra una tigre), e poi il Guri Imir, mausoleo di Tamerlano e di Ulughbek.
Tutta Samarcanda è un fermento di opere, costruzioni stradali, riasfaltature, muri che nascono dalla mattina alla sera, pericolosi fossati tra la sede stradale e i maciapiedi, quartieri che cambiano radicalmente volto. Il presidente sta dando un volto nuovo alla città antica, forse si crede discendente di Tamerlano.

Shakhrisabz, la città verde, è a 90 km a sud di Samarcanda. La città venne costruita secondo un modello tipico dell'Alto Medio Evo con una struttura centrale simile a quelle di Samarcanda e Bukhara ed ha continuato a svilupparsi durante il IX e X secolo nonostante i continui conflitti tra le dinastie samanidi e i turchi. È la città natale di Tamerlano e una volta, probabilmente, la sua fama oscurava addirittura quella di Samarcanda. Ora non rimane molto da visitare ma le rovine della porta d’ingresso dell’Ak-Saray (palazzo bianco) sono veramente imponenti. Nella piazza intorno alla statua di Tamerlano è usanza che le coppie di sposi facciano foto e filmini, anche noi siamo coinvolti in questa pratica e posiamo per diversi album fotografici. Visitiamo il mausoleo di Tamerlano con la cripta vuota, l’albero del 1370, la moschea Kok-Gumbaz (cupola blu).

L'ultima tappa del viaggio è Urgut per il suo famoso mercato.
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Quanto è buono il pane di Samarcanda
La via della seta
Palazzo Tosh-Khovli
medressa di Kutlimurodinok
Haren
Ecco il divan
Caravanserraglio di Alloquli Khan
Elliq Khola
 
Buchara - minareto di Khalon
medressa Mir-i-Arab
Mausolei dello Shah-I-Zinda
Samarcanda
Tamerlano

1 commento:

  1. vorrei visitare anc'io questi luoghi.
    Samarkanda Bukara e Kiva

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